Tagliato a cubetti dentro un’insalata o spalmato in un toast, l’avocado è un alimento sempre più comune nelle proposte gastronomiche mirate ad incentivare un’alimentazione sana e bilanciata (negli ultimi anni sono nati degli ‘avocado bar’ anche in Italia). Si tratta di un frutto messicano dalla polpa verde e carnosa, noto per il suo alto contenuto di grassi monoinsaturi e per le proprietà antiossidanti. E’ ideale per gli sportivi o i cultori delle diete a basso contenuto di carboidrati, che cercano energie da fonti alimentari pulite. Se si sceglie di introdurlo nella propria alimentazione quotidiana, però, è necessario essere a conoscenza di quello che si nasconde dietro l’industria di questo prodotto alimentare.
Il Messico è uno dei principali paesi produttori ed esportatori di avocado. Grazie alle condizioni pedoclimatiche del territorio, il frutto riesce infatti a rendere ottimi risultati. La richiesta dell’avocado sui mercati mondiali è aumentata nel corso degli anni, portando a triplicare la produzione del frutto dal 2001 al 2010: per ottenere questo risultato, tutti i terreni adibiti alle diverse coltivazioni nazionali sono stati trasformati in monocolture di avocado e il disboscamento delle foreste per nuovi campi da coltivazione causa ogni anno perdite pari a 690 ettari tra boschi e terreni vergini. L’elevato utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici costituisce inoltre una grande minaccia per la biodiversità locale e per l’inquinamento atmosferico.
La coltura intensiva di avocado è produttiva tutto l’anno e per questo vengono raccolte in media 5,5 milioni di tonnellate di avocado annuali nel mondo, con quasi 2 milioni di tonnellate provenienti dal solo Messico. Per produrre 1 kg di avocado in sistemi di agricoltura intensivi sono necessari circa duemila litri d’acqua. Il problema della richiesta idrica non è esclusivamente ambientale, ma risiede anche nel fatto che le piantagioni di avocado in Messico hanno sottratto l’acqua alle riserve locali, lasciando molte persone senza acqua potabile nelle loro abitazioni. Ciò è stato possibile grazie alla privatizzazione dell’acqua nel 1981 sotto il regime Pinochet, che ha reso l’acqua un bene di mercato destinato a chi lo acquista. Ai cittadini viene consegnata acqua di bassa qualità pari a 50 litri al giorno per persona. “Non è etico che i nordamericani e la comunità economica europea continuino ad acquistare avocado da coloro che violano il diritto umano all’acqua”, afferma un cittadino messicano intervistato da Netflix.
Non per ultimo, il traffico illegale messicano ha riconosciuto nell’avocado un partner ideale per affari illeciti e guadagni cospicui, tanto da considerare questo frutto come il nuovo ‘oro verde’. Non tutti sanno che esistono veri e propri cartelli messicani addetti alla gestione e al commercio di avocado: i principali sono Cartel Jalisco Nueva Generacion, The Nueva familia Michiacana, il Tepalcatepec Cartel e lo Zicuiran Cartel. I narcotrafficanti occupano i campi ricattando i proprietari, chiedono il pizzo per ettaro o per chilo di avocado, incendiando, minacciando e uccidendo chi non rispetta il patto. Questo narcotraffico comporta oltre tre milioni di dollari l’anno e, fino ad oggi, circa diecimila vittime.
Questo articolo non vuole depistare nessuno dall’acquisto di avocado. Piuttosto, per chi non ha intenzione di rinunciarvi, consiglio vivamente di acquistare gli avocado siciliani! La Sicilia possiede circa 260 ettari di avocado e il microclima di alcune zone, come il versante orientale dell’Etna, si è rivelato ottimale per la coltivazione del frutto tropicale. Molteplici proposte sicule certificano un prodotto biologico, sostenibile e che incentiva l’economia italiana: questa rappresenta una perfetta alternativa che strizza l’occhio all’ambiente, al nostro paese e al gusto.
Commenti recenti